Manhunt: Unabomer rimane pur sempre un’impresa da Mindhunter


Locandina Manhunt: Unabomber

Discovery Communications

Cos’hanno in comune Ted Kaczynski e Ed Kemper? Entrambi sono chiave di volta di due serie televisive uscite a pochi mesi l’una dall’altra nel periodo estivo-autunnale del 2017: Manhunt: Unabomber e Mindhunter.
Se della serie prodotta da David Fincher ne abbiamo già parlato con l’articolo sulla sua seconda stagione uscita quest’estate, è bene soffermarci su quest’altra piccola gemma dell’universo televisivo andata in onda ormai più di un’estate fa. Manhunt: Unabomber è la prima serie drama prodotta da Discovery Channel, che prima ancora del prodotto seriale “fincheriano” Mindhunter, iniziava la sua indagine sulla conturbante mentalità perversa che anima le azioni di un serial killer.
Ritornando ai due nomi citati sopra, quindi qui Ted Kaczynski e Ed Kemper non sono solo personaggi fittizi ma personalità strappate alla realtà del fatto di cronaca nera che divengono veri e propri angoli bui da esplorare e su cui far luce.
Manhunt: Unabomber non si prefigge un mero racconto di cronaca sull’inseguimento e la cattura di uno dei serial killer che per decenni è riuscito a dimostrarsi un fantasma imprendibile che inquietava e turbava il sogno americano, la serie cerca, nel suo tessere episodio su episodio, di fabbricare un trama spessa che dia forma alla complessità di Ted Kaczynski e a come sia facile entrati nella sua ragnatela comprenderne la logica che muoveva le sue azioni da bombarolo.
L’UNiversity and Airlines BOMber, UNABOMber, che ha operato sul suolo statunitense per diversi decenni fino al momento della sua cattura a metà degli anni ’90, viene qui sviscerato come una mentalità turbata ma non priva di una sua logica; è interessante come nella serie si sia operata la scelta di mostrare la riluttanza delle autorità di allora di giungere ad un processo pubblico che avrebbe potenzialmente messo in risalto il manifesto e l’ideologia di Ted Kaczynski per poi riportare parti di quello stesso testo compromettente in maniera integrale nelle sequenze di scene, in cui proprio tramite questo, si riesce ha donare al serial killer un profilo e una psicologia che in ultima istanza porteranno alla sua cattura. Infatti è proprio l’azione di profiling sul testo del manifesto “La società industriale e il suo futuro” fatto pubblicare sul New York Times e il Washington Post nel settembre del 1995,che darà la possibilità al FBI di donare un volto e un nome all’anonimato di Unabomber, che fino ad allora si firmava FC (Fredom Club).
Questo inseguimento a colpi di analisi linguistica per decifrare dal testo la psicologia di chi l’ha scritto vede sul piccolo schermo affrontarsi la fantasmagorica figura di Paul Bettany che impersona magnificamente Ted Kaczynski e a dare volto all’agente del FBI fuori dagli schemi e inquietante immagine speculare del suo criminale da catturare vi è Sam Worthington, che nel ruolo del profiler “Fitz” eccelle nel presentarci tutte le similitudini che lo accomunano alla sua “preda”.
Se quindi Ed Kemper, il Co-ed Killer, in Mindhunter si dimostrava con la sua parlantina una perfetta introduzione a quello che la nascente BAU all’interno del FBI avrebbe dovuto svolgere come suo principale compito, cioè catalogare e analizzare conversazioni con i serial killer per riuscirne a ricavare uno strumento efficace nella cattura di questo particolare tipo di criminali; Manhunt: Unabomber mostra l’evidente risultato che ha portato quel tipo di ricerca diversi decenni più tardi con l’arresto di Ted Kaczynski. Un assassino seriale che si dimostra un’eccezione in quel particolare ambito di studio, che la serie coglie e tratteggia con dei lineamenti che vanno al di là del semplice racconto del mostro della foresta che invia pacchi bomba e terrorizza la città; Manhunt: Unabomber non è una caccia all’uomo dai ritmi frenetici del fim d’azione, è una misurata e centellinata, episodio per episodio, indagine della psiche umana.
Se anche voi come me d’ora in avanti volete guardare un semaforo rosso su strada deserta con un velo d’inquietudine, Manhunt: Unabomber è disponibile su Netflix.

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